“Più probabile che non”: quella trappola nelle interdittive antimafia
112 o più Interdittive Antimafia a Palermo nel 2023 Il prefetto lascia il suo segno centinaia di lavoratori disoccupati: Record a Palermo e Provincia.
La Prefetta di Palermo da un paio di mesi ora in pensione con una abbondante liquidazione e con una redditizia pensione, non ha fatto nulla nella carriera, ha voluto lasciare nel suo ultimo anno Circa 600 e oltre posti di lavoro persi, famiglie distrutte, imprenditori che si sono suicidati tra tasse, licenziamenti e liquidazioni dipendenti, fornitori e tasse da pagare, che non potranno pagare.
Nelle interdittive emanate dai prefetti, I GIUDICI AMMINISTRATIVI dovrebbero anche bloccare tutte le tasse alle aziende coinvolte, ai dipendenti che poi saranno disoccupati applicare il reddito antimafia, poi con il ritorno dell’amministratore giudiziario (volontario) la società che si avvale per il controllo giudiziario per poter lavorare dovrà pagare un congruo stipendio all’amministratore giudiziario, come sempre succede che con questa figura l’azienda fallisce.
È scandaloso che una misura con effetti così devastanti possa essere emessa a discrezione del Prefetto in seguito a indagini eseguite da organi di Polizia INTERFORZE e senza alcun confronto tra le parti, in base a valutazioni infondate e contraddittorie, che portano alla distruzione di imprese sane e persone oneste che le hanno create.
Interdittive antimafia in Sicilia
Aziende che fanno avanti e dietro tra T.A.R e C.G.A Sicilia, tribunali che non sanno prendere una decisione, discutono solo di multe, passi carrabili ecc., tante aziende colpite dall’eccesso di potere nelle interdittive antimafia rinunciano a ricorrere ai tribunali amministrativi perchè non nè vale la pena è tempo perso tanto vale aprire un’altra azienda e ricominciare.
A giudicare la tua eventuale posizione dovrebbe essere un P.M. o Giudice della Procura dove poter chiarire eventuali motivazioni.
Gruppo Interforze Prefetture
Pur non essendo indagati, imputati o coinvolti direttamente in un procedimento penale, tutte le “indagini” trascritti nei verbali la maggior parte sono prese dal sistema (CED-SDI), essa è dunque di natura “preventiva”, “anticipatoria”, “cautelare”; non presuppone un accertamento di responsabilità penale pronunciata da un giudice, e nemmeno un quadro di gravità indiziaria.
Con il giudizio scritto dal gruppo interforze
In tale contesto, il Gruppo Interforze – organo tecnico-operativo composto da rappresentanti delle forze dell’ordine e coordinato dal Prefetto – svolge un ruolo consultivo e istruttorio, fornendo elementi valutativi al Prefetto per l’adozione del provvedimento finale.
Tuttavia, resta da verificare se un provvedimento interdittivo possa ritenersi legittimamente fondato esclusivamente su una valutazione soggettiva o su elementi presuntivi privi di un minimo riscontro fattuale.
Il presente parere ha ad oggetto la valutazione della legittimità di un’informativa antimafia a carattere interdittivo, adottata dalla Prefettura territorialmente competente, fondata unicamente sul parere espresso dal Gruppo Interforze, in assenza – si assume – di elementi probatori concreti a supporto.
In assenza di ogni verbale accusatorio non a tuo carico ma a carico di altri, ma per qualche cavolata, telefonata ecc, sei entrato in contatto con qualche pregiudicato come dichiarano nei verbali interforze, la beffa è che se richiedi i verbali non danno nulla, ti viene detto (segreto istruttorio) quindi non puoi difenderti in operazioni che contestano dove un cittadino non sa neanche dell’esistenza.
Palermo e Sicilia, migliaia di arresti milioni di intercettazioni
Tutta Palermo e la Sicilia dovrebbe essere interdetta, quindi tutte le intercettazioni degli indagati per mafia che a vario titolo questa gente erano liberi ma indagati a vario titolo, parlavano, telefonano, frequentano, o ai avuto qualche parente arrestato per mafia, ecc. sei entrato in una spirale di connivenza catalogato nel (CED-SDI); se ai avuto rapporti; conosci; sei parente; ai assunto un pregiudicato;
Ma se così fosse dobbiamo cominciare a controllare le Istituzioni
Chi lavora nell’amministrazione pubblica e nelle forze dell’ordine, in questo caso si dovrebbero controllare tutti i loro parenti, amicizie, telefonate, ecc. pensiamo che in Sicilia ci sarebbero centinaia di licenziamenti con la formula: “Più probabile che non”
Interi settori della vita economica del Paese
Soprattutto ma ormai non solo in territori ad alta intensità mafiosa come Palermo e la Sicilia, sono nelle mani dei Prefetti e polizia giudiziaria che esercitano un potere di vita o di morte sulle imprese in nome di sospetti di infiltrazione mafiosa con la formula “più probabili che non”. Comunque questa è Palermo con tante contraddizioni.
Bisognerebbe poi analizzare anche qui di ulteriori approfondimenti che ogni ufficio pubblico: tribunali, prefetture, ecc. fanno uso di PIP ex detenuti che lavorano in questi uffici.
È sconcertante che sia i Tar – C.G.A. e il Consiglio di Stato
Si siano spinti a una valutazione anticipata di responsabilità quando queste, semmai, dipendono da future valutazioni che spettano al Giudice penale.
In relazione ai procedimenti amministrativi concernenti le interdittive antimafia, la giurisprudenza del Consiglio di Stato e del T.A.R. ha delineato un orientamento consolidato che riconosce la legittimità di tali misure anche in assenza di prove penali definitive, purché sussistano elementi indiziari gravi, precisi e concordanti che evidenzino un rischio concreto di infiltrazione mafiosa nell’attività dell’impresa.
22 gennaio 2024 Busia presidente A.N.A.C.
“Un campanello d’allarme per la sua ampiezza” “Il numero tanto elevato di interdittive antimafia – commenta il presidente di Anac, Giuseppe Busía – dimostra certamente lo sforzo che le prefetture stanno facendo per fare fronte al fenomeno. Tuttavia, rappresenta anche un campanello di allarme in ragione dell’ampiezza del fenomeno. In tutta Italia: Migliaia di posti di lavoro persi, centinaia di aziende in fallimento
Le interdittive antimafia in Italia tra il 2015 e il 2022
Tra il 2015 e il 2022 le interdittive antimafia comunicate al Casellario Anac sono costantemente aumentate, quasi triplicate, con aumento maggiore soprattutto rispetto al numero di procedure bandite e del totale delle imprese attive, che per di più si è lievemente ridotto. Il numero delle imprese interdette è passato da circa 1 ogni 14.000 del 2015 a una ogni 4.500 del 2022.
Nel 2015 avevamo una impresa interdetta al giorno, nel 2022 sono più di tre al giorno. Sono in costante AUMENTO 22 gennaio 2024 Busia: “Un campanello d’allarme per la sua ampiezza” “Il numero tanto elevato di interdittive antimafia – dice il presidente di Anac, Giuseppe Busía dimostra certamente lo sforzo che le prefetture stanno facendo per fare fronte al fenomeno.
Tuttavia, rappresenta anche un campanello di allarme in ragione dell’ampiezza del fenomeno. In tutta Italia: Migliaia di posti di lavoro persi, centinaia di aziende in fallimento.
Conclusioni:
Più PROBABILE che NON quella trappola nelle interdittive antimafia, Persone a cui è stata tolta l’azienda, il lavoro, la dignità. Calpestate da leggi ignobili e ancor peggio applicate in nome di una lotta alla Mafia solo di facciata.
Le imprese Siciliane, come altre decine di migliaia in Italia che hanno subito la stessa sorte, non sono state nemmeno sfiorate dal fenomeno mafioso.
Ciò nonostante, sono state annichilite con una violenza al pari di un’arma di distruzione di massa da chi dovrebbe tutelarle. Tante aziende rimane la speranza che, a seguito di tanti ricorsi alla Cedu, finalmente ci si renda conto che in Italia esiste un sistema di prevenzione che sarà sicuramente necessario per la lotta alla Mafia ma che ha bisogno di correttivi urgenti per evitare che imprese sane che rappresentano la produttività del Paese siano mischiate indiscriminatamente con la miseria criminale. imprese fallite
Più PROBABILE che NON quella trappola nelle interdittive antimafia